Il Piave mormora…

Il 24 Maggio 1915 cominciava per l’Italia la grande avventura della Prima Guerra Mondiale. Il Regio Esercito varcava il confine, avviandosi lentamente e con alterne fortune verso la vittoria del 4 Novembre 1918. Queste due date sono sempre state viste con orgoglio dalla Nazione, poichè la prima simboleggia lo spirito ardimentoso degli italiani, gente che non si tira indietro nemmeno di fronte ad un nemico più numeroso e meglio posizionato, mentre la seconda rappresenta la nostra capacità di portare a termine, nonostante tutto quanto ci siamo prefissi di fare.

Da un po’ di tempo però il vento è cambiato. La diffusione di una assurda morale pacifista (a che serve combattere quando ci si può lasciar morire?) sta provocando una sorta di revisionismo della storia in chiave mite e supina. La Grande Guerra è stata soltanto una “inutile strage”, i soldati sono soltanto dei guerrafondai che fanno a chi ha l’obice più grosso (oppure dei bambini innocenti gettati in pasto alle belve, a seconda del momento), i disertori sono solo sinceri democratici che si ribellano alla logica fascista del combattimento, i morti sono povere pecorelle smarrite da commemorare.

Ma vi rendete conto di che cazzate circolano? Ma ditemi voi chi cazzo volete commemorare? No dai adesso spiegatemelo cazzo? Volete commemorare Enrico Toti? Se vi sentisse parlare di commemorazione dei defunti invece che di Festa della Vittoria, piuttosto che gettare la stampella verso gli austriaci in segno di spregio, ne chiederebbe un’altra per potersi puntellare e prendervi a calci nel culo!  Volete commemorare Cesare Battisti (no, non il coglione pluriomicida scappato in Brasile, quello purtroppo è vivo)? Siete sicuri che uno che al giudice chiese non clemenza, ma di commutare l’impiccagione in fucilazione, più consona ad un soldato, sarebbe disposto a morire per un’Italia che si piega alle logiche del volemmose bbène ad ogni costo?

I morti non torneranno più, questo è sicuro, ed altrettanto sicuro è che la Grande Guerra fu una strage immane, ma dal momento che ciò che è stato non può essere cambiato, abbiamo il dovere di trarne il massimo. Quei 600000 e più che sono morti non sono morti per uno strano capriccio del destino, ma per darci un’Italia libera ed unita. Credo sia nostro dovere onorarli godendo ogni giorno di quello che ci hanno lasciato, e non piangendoli come inutili vittime di una strage senza senso.

Invece di mortificare quel poco di orgoglio che ci rimane con bandiere a mezz’asta e stupidi discorsi su quanto sia bella la pace anche a costo di calare le brache di fronte alle più turpi ed insensate offese, invece di mascherare la nostra ignavia con lo stendardo di una supposta morale superiore, dovremmo prendere esempio da quegli eroi. Gente che ha avuto il coraggio di rischiare e di impegnarsi, gente animata, prima che dall’attaccamento alla propria nazione, da grande spirito di sacrificio ed impareggiabile senso del dovere.

Oggi come allora, non commemorare, non piangere, bensì imparare!