Medioevo: proviamo ad uscirne.

Il 5 Gennaio 1477, Carlo il Temerario attende le truppe di Renato II appostato a sud di Nancy, per dare battaglia. Spera così di disperdere le forze nemiche che, altrimenti, interromperanno l’assedio della città mandando in fumo i suoi piani.

A Nancy la gente non vive bene la situazione, dato il freddo, il cibo scarso, l’igiene che lascia a desiderare. A sud della città, le truppe di Carlo sono sotto organico, poichè anche gli assedianti hanno sofferto freddo, privazioni e malattie. Le truppe di Renato II sono superiori di numero, ma hanno dovuto marciare nella neve per decine di kilometri.

Nessuno quel giorno vorrebbe combattere. Se in quel momento gli venisse proposto, probabilmente firmerebbero il Trattato di Lisbona ed istituirebbero la Comunità Europea. Purtroppo ci troviamo nel basso medioevo e Carlo e Renato II si odiano a morte, quindi l’unico modo di sistemare le cose è una bella battaglia campale.

La loro volontà di combattere è comprensibile per almeno tre motivi. Primo, come ci suggerisce la data, siamo nel basso medioevo, e la diplomazia e il sentire comune hanno ancora molta strada da fare. Secondo, rex in regno suo imperator est, e quando due persone che detengono il monopolio relativo della forza si scontrano è molto probabile che entrambe cerchino di ottenerne il monopolio assoluto. Terzo, tutte le parti in causa percepiscono, in un modo o nell’altro, di non avere alternative al combattimento.

Quello che non è comprensibile invece è la volontà di combattere delle moderne formazioni politiche. Guardando le immagini degli scontri a Charlottesville, ma anche in altri luoghi, non posso fare a meno di pensare a quanto tutti i partecipanti sembrino stupidi, indipendentemente dall’appartenenza politica, mentre si prendono a mazzate gli uni gli altri, quando tra lo stare a casa rinunciando alle proprie rivendicazioni e l’uso della violenza più estrema c’è tutto uno spettro di soluzioni possibili.

In uno Stato di diritto, il monopolio della forza  non risiede nelle mani del cittadino, ma viene delegato ad appositi organi costituiti all’uopo (l’esercito, l’aviazione, la marina, la polizia e se proprio siete stati cattivi la Guardia di Finanza). Pertanto, salvo rari casi, un cittadino non può permettersi di usare la violenza fisica su di un altro cittadino al fine di regolare una disputa.

Cos’è allora che, quando un partito fa una manifestazione che se lasciata a se stessa si ridurrebbe ad una rapida, chiassosa, sorvegliata dalla polizia passeggiata per il centro, spinge i partiti avversari ad indire contro-manifestazioni in modo da aumentare il clima di tensione e di odio? Cosa spinge un gruppo di cittadini a cercare a tutti i costi lo scontro fisico con un altro gruppo di cittadini, pur non avendone alcun diritto? Cos’è dunque che fa sentire un antifa in obbligo di spaccare la testa ad un nazionalista e viceversa, anche se fino a pochi secondi prima nessuno dei due ha compiuto azioni violente o contra legem?

Ebbene, credo sia il medioevo. O meglio, uno schema mentale di stampo medioevale che chi partecipa a certe manifestazioni si porta dentro. Sebbene spesso l’iconografia medioevale venga usata con intenti identitari dai conservatori, è evidente però che un certo sentimento para-guerriero è filtrato in ogni angolo dello spettro politico. Se infatti il tipico nazionalista si riconosce nei cavalieri gotici che difesero la Patria dal barbaro invasor e pensa di dover fare lo stesso prendendosela con immigrati e progressisti, anche l’antifa tipo non è da meno. Egli magari sostituirà la Patria coi diritti degli oppressi o con la libertà, ma si sentirà comunque chiamato al combattimento corpo a corpo in loro difesa, anche quando un combattimento sarebbe facilmente evitabile senza minare la causa per la quale si lotta.

Non solo. Chi partecipa ad una manifestazione, oltre a ritenere in genere che una certa (enorme) dose di violenza fisica verso l’altra parte sia d’obbligo, come in una battaglia campale medioevale, si sente per di più chiamato ad amministrarla egli stesso, la suddetta violenza, proprio come un qualsiasi coscritto medioevale. Solo che nel medioevo il soldato esercitava una violenza punitiva contro il nemico in vece di Dio, il quale si asteneva dal prendere parte alla lotta, mentre il manifestante moderno esercita una violenza molto spesso gratuita contro altri manifestanti in vece dello Stato e della polizia, la quale è ben presente sul luogo e riuscirebbe molto meglio nel proprio lavoro se i manifestanti se ne stessero calmi.

Questa errata percezione di obbligo è il cancro della società moderna. Siamo arrivati ad un punto in cui i più ritengono inconsciamente che la violenza estrema sia un mezzo legittimo per porre fine alla violenza estrema e che spetti a loro stessi usarla, decidendone tempi e modalità. Sarebbe ora di tentare di uscire dal medioevo della contrapposizione fisica obbligatoria per entrare non dico nel XX secolo dell’accoglienza del diverso, ma almeno nel Secolo dei Lumi del rispetto per se stessi e per gli altri.

Peggio di chi dice “è una protesta, e si fa bordello” c’è solo chi è inconsciamente convinto che la violenza reciproca sia la soluzione alle dispute politiche. Ricordatevi che negli USA, mentre quattro coglioni para-medioevali si pestano, senza risolvere nulla, nel nome della razza, altri quattro coglioni para-medioevali fanno passare leggi anti-scientifiche senza colpo ferire.