Recensione cinematografica: “Dracula Untold” (sticazzi)

Torno finalmente al blog dopo mesi di assenza. Non avrei voluto tornare, sono molto pigro, ma in questi giorni sono successe due cose che mi hanno fatto cambiare idea.

La prima e più importante: ho controllato i commenti. In questi mesi ben 80 spam-bots cino-coreani hanno commentato il mio blog. La mancanza di articoli nuovi li ha purtroppo ridotti a commentare sempre gli stessi vecchi articoli, cosa molto probabilmente noiosa anche per il più elementare spam-bot. Con i loro migliori interessi in mente, ho pertanto deciso di scrivere qualcosa di nuovo: non posso certo lasciare a bocca asciutta i miei più fedeli followers.
La seconda, molto meno importante: ieri sera ho visto “Dracula Untold”. Ebbene, pur essendo conscio che solo gli spam-bots cino-coreani più ignoranti seguono questo blog, ritengo sia mio dovere morale recensire questo film, per permettere loro di imparare dai miei errori. Segue recensione.

Da quando Polidori scrisse il suo breve romanzo sui vampiri, il genere vampiresco si è fatto sempre più strada nel cuore degli amanti dell’horror. Recentemente però, seguendo l’ondata di correttezza e buoni sentimenti che sta affondando nello zucchero la cultura occidentale (non “nero”, ma “diversamente bianco”; non gay, ma “diversamente eterosesuale”; non assassino, ma “diversamente innocente”), anche i vampiri sono cambiati. Da cadaveri rianimati assetati di sangue, sono diventati simpatici adolescenti assetati di figa amore. Ora, con “Dracula Untold”, abbiamo un nuovo step nella trasformazione: il vampiro come santo/supereroe.

La trama è fin troppo lineare. Vlad l’Impalatore diventa vampiro e stermina un milione di turchi (no, sul serio, tutta l’armata turca dal più insipido stalliere al Sultano) per salvare la propria famiglia (che muore comunque). Se cercate qualcosa di più complicato, il film di Peppa Pig è nella Sala 4. Nonostante la semplicità però, i buchi sono tanti. In una scena il prode Vlad si reca in una grotta montana a cavallo, due scene dopo decide inspiegabilmente di tornarci a piedi, scalando una parete a piombo di mille metri, mentre grida a squarciagola: “Manolo fammi una sega!”. In altre scene, San Vlad il Ciucciatore squarcia il collo dei nemici (e non solo) per berne il sangue: peccato però che all’inquadratura successiva i cadaveri siano puliti e privi di ferite. Il finale poi riesce in pochi secondi a rendere buona parte del film incomprensibile (e a minacciare l’ormai inevitabile sequel).

Il comparto visivo scorre lungo tutto lo spettro, da splendidi paesaggi montani inquadrati in una suggestiva luce vespertina a sfuocature dell’inquadratura buttate lì un tanto al chilo, tanto per far vedere che la telecamera non sta filmando da sola. Gli effetti speciali sono buoni, anche se non c’è niente che vada oltre il normale mestiere. I costumi sono molto belli e abbastanza credibili, pur senza mostrare niente di speciale. Le scene di massa non sono niente di che ed anzi, a tratti, fanno a pugni con la logica (vedi l’esercito turco che di corsa carica la breccia nelle mura da 3 km di distanza).

Il ritmo, infine, è abbastanza lento. Questo, unito alla prevedibilità della trama (“Non bere sangue o la maledizione sarà eterna” *glu, glu, glu, burp* “Che stavi dicendo?”), a personaggi di contorno privi di interesse o addirittura odiosamente antipatici (e sto parlando con te, Fratello Lucian), o peggio ancora spuntati dal nulla senza alcuna spiegazione (Renfield lo svitato veneratore di vampiri), vi farà desiderare di essere altrove.

Se siete fans dei cari vecchi vampiri, quelli che invece di limonare adolescenti problematiche portano morte e distruzione in giro per l’Europa, questo film non fa per voi. Con quello che costa il cinema al giorno d’oggi, è meglio che i soldi li andiate a scommettere sui cavalli, o che li impieghiate per comprare dell’eroina di qualità dal vostro pusher di fiducia.